Entrato dal primo minuto della prima partita del campionato contro l’Inter, da quel campo non è più uscito: 1620 minuti giocati, 18 presenze su 18 partite: lui è Federico Baschirotto, The Wall Of Lecce.
Quella sua è una «favola sportiva» della quale è diventato protagonista grazie al lavoro duro e alla dedizione: solo 4 anni fa militava in Serie D, oggi è invece titolare in Serie A e, come detto poco fa, da quando è entrato in campo non è più uscito.
Arrivato dal nulla nel più grande palcoscenico italiano, Baschirotto se l’è mangiato letteralmente quel palcoscenico, stupendo tutti a suon di marcature su Lukaku, Osimane, Giroud e tanti altri grandi campioni della Serie A.
E poi, in un fresco mercoledì di novembre arriva anche il suo primo gol in Serie A contro l’Atalanta di Gasperini: un colpo di testa e poi un’esultanza lunga quasi 100 metri, in una corsa infinita verso la sua curva. È incredulo lui, siamo increduli noi. È accaduto davvero. E poi, come se non bastasse, ne arriva anche un altro, contro il Milan campione d’Italia: la dinamica è quasi la stessa, sugli sviluppi di un calcio d’angolo di Hjulmand, ne approfitta lui, che trova lo specchio della porta e la mette dentro.
Ci ha preso gusto, Baschirotto. E ci abbiamo preso gusto noi a vederlo in campo. Sontuoso, preciso, dinamico, The Wall of Lecce. La difesa, che doveva rappresentare in un senso il tallone di Achille di questo inizio stagione, grazie anche a lui si è, invece, rivelata il punto di forza della rosa giallorossa.
Il Lecce, infatti, è tra le squadre che ha subito meno goal fino ad ora: 20 goal subiti, a pari di Milan, Atalanta e Torino ed è la quinta migliore del campionato.
A suon di contrasti, a Lecce è già un idolo, tanto che gli è stata dedicata già una canzone: “Terzino o centrale, Baschirotto è un animale” recita il verso del brano dei The Lesionati.
Nato a Isola della Scala, in provincia di Verona, scartato dal Chievo a 16 anni Federico non ha mai smesso di crederci: oggi nello store del Lecce la sua maglia va a ruba. Ma qual è il suo segreto? Il primo è sicuramente la famiglia: insieme ai suoi fratelli aiuta l’azienda di famiglia, piantando i pomodori e guidando i trattori.
E poi, non prendersi troppo sul serio. In una recente intervista a DAZN ha confidato: “Quando entro in campo mi diverto, sono un bambino al parco giochi e ogni pallone che tocco è una gioia incredibile. Ho trovato la grinta che ci può essere sia nelle categorie inferiori che in A, la porto sempre con me. Vengo dal basso e ogni anno è stato sempre un valore aggiunto il pubblico”.
Grazie Federico, sei la nostra certezza.