Giornalista, regista, sceneggiatore, autore, conduttore tv: dare a Maurizio Costanzo un solo appellativo sarebbe riduttivo e risulta quasi impossibile. È autore assieme a Ghigo de Chiara di ‘Se telefonando’, successo di Mina, è tra gli autori della sceneggiatura della ‘Casa dalle finestre che ridono’, di Pupi Avati e di ‘Una giornata particolare’ di Ettore Scola. Dirige riviste, quotidiani.
Lui in 50 anni l’Italia l’ha raccontata davvero: con il suo Maurizio Costanzo Show ha intervistato più di 5 mila personaggi: seduto sul suo sgabello l’ospite si sentiva a suo agio, parlava senza copione e si raccontava senza filtri. La sua vera forza era la credibilità: lui poteva parlare di politica, di cronaca rosa, ma un secondo dopo di mafia o cronaca nera senza risultare mai inopportuno, perché parlava sempre con cognizione di causa.
Importante quello che ha fatto per combattere la mafia. Dopo l’omicidio di Libero Grassi, imprenditore ucciso a Palermo per essersi opposto al racket mafioso, Costanzo firma nel 1991 con Michele Santoro una maratona Rai-Fininvest (la prima in assoluto) contro la mafia.
Passa alla storia il momento in cui brucia in diretta tv una maglietta con scritto “Mafia made in Italy“. In quella maratona Maurizio ospita anche il giudice ed amico Giovanni Falcone, che verrà poi ucciso dalla mafia solo un anno dopo.
Quel messaggio, urlato a reti unificate in diretta tv, costò caro a Costanzo: il 14 maggio 1993, infatti, una Fiat Uno imbottita di novanta chili di tritolo esplode a Roma proprio mentre transita l’auto con a bordo Maurizio Costanzo e la moglie Maria De Filippi. Per uno strano gioco del destino, il giornalista e la moglie restano incolumi.
La sua morte ha lasciato un po’ tutti attoniti, un po’ come una doccia ghiacciata in pieno inverno. Non se l’aspettava nessuno, perché Maurizio fino all’ultimo c’è sempre stato. C’è stato nel lavoro, fino all’ultimo secondo. E sempre ci sarà nei cuori della gente.
Il feretro che si allontana dalla Chiesa degli Artisti mentre in Piazza del Popolo a Roma riecheggia la storica sigla dello Show per eccellenza, il salotto televisivo della televisione italiana: le lacrime commosse di Maria De Filippi sono quelle di un’Italia intera, che assiste alla cerimonia funebre in religioso silenzio.
Lì fuori, a celebrarlo c’erano tante generazioni, dai più grandi cresciuti insieme a lui, fino ai più piccoli, che vedevano in lui un esempio da seguire.
Mi permetterete certamente di ricordare l’esperienza personale ai Parioli di qualche mese fa. Io ero lì, in platea, nelle prime file e per me era un regalo enorme. Non tanto per lo show in se per se, ma per la grande generosità di Maurizio. In un’ora e mezza ho cercato di carpire quanti più insegnamenti possibili da lui. Il modo di porsi con gli ospiti, la bravura nel fare le giuste domande e di essere ‘inopportuni senza mai esserlo’. Avere assistito ad uno dei suoi ultimi show, dopo 50 anni di carriera, lo trovo un regalo immenso. E per questo lo ringrazierò per sempre.
“Papino non hai avuto tre figli, ma molti, molti di più” – ha detto Camilla Costanzo, sua figlia, visibilmente emozionata durante il rito funebre – “In tantissimi hanno detto che per loro sei stato padre, maestro, guida”. Ed è proprio così: Maurizio ha segnato intere generazioni, è stato per tutti noi una guida, una persona che il talento l’ha sempre scovato e valorizzato, mai soppresso.
Per tutti noi Maurizio è stato “uno di famiglia”, la cui presenza ci ha tenuto compagnia negli anni: insieme a lui abbiamo pranzato, ci siamo rilassati dopo una lunga giornata di lavoro e insieme a lui siamo anche andati a dormire.
Mi piacerebbe che il Maurizio Costanzo Show continuasse: magari con Maria, che egregiamente e meritatamente prenderebbe il suo testimone, per continuare a far riviere nel cuore e negli occhi dei telespettatori ciò che ha reso Maurizio “uno di famiglia”, perché i veri artisti non muoiono mai.