Dopo aver girato il Salento a caccia di leggende, aneddoti e di apparizioni magiche e religiose, lo Scarcagnulu ha deciso di raccontarci una storia che racchiude le anime più ludiche e giocose di questa terra.
La storia di una vera e propria santità del Salento, quella di Papa Caliazzu di Lucugnano.
TRA STORIA E MAGIA
La cittadina di Lucugnano, oltre ad essere famosa nel Salento per essere patria dei migliori manufatti in terracotta della zona, è nota per aver dato in natali ad uno dei personaggi più controversi, carismatici e divertenti che abbiano mai popolato questa terra.
L’Arciprete Domenico “Papa” Galeazzo (alias Papa Caliazzu, con l’appellativo papa che fa riferimento ad una forma di rispetto dei prelati utilizzata nel passato) fu un eccentrico religioso realmente esistito, secondo alcuni studiosi, tra il 1539 e il 1591. A riprova della sua esistenza, seppur non siano presenti annotazioni o documenti anagrafici precisi, si pongono numerose opere d’arte e di letteratura: il Museo Sigismondo Castromediano di Lecce, infatti, conserva ben due ritratti di un certo D. Galeazzo.
La Chiesa Matrice di Lucugnano, invece, ha memoria, nei suoi registri ecclesiastici, dell’effettiva presenza di un Domenico Galeazzo de Palma mentre l’opera “Il testamento di Papa Galeazzo”, invece, è un breviario che racchiude i “culacchi”, racconti paradossali e ironici che hanno reso celebre questa figura.
Ed è proprio nell’epicità dei culacchi, nelle piegature dei loro doppi sensi e nei ragionamenti arguti e pungenti legati alla figura di Papa Caliazzu che c’è il segreto della sua fama nel Salento e non solo.
Uno di questi, ad esempio, narra di un episodio in cui l’arciprete fu interpellato da una giovane donna che, fedifraga, cercava nel religioso un consiglio per placare i dubbi e le ire del suo sempre più indispettito marito. Pare che un giorno, infatti, il pover uomo, tornando a casa dal lavoro nei campi per recuperare un attrezzo che aveva dimenticato, trovò la moglie avvolta nelle lenzuola che pareva dormire. Mentre tornava in campagna, però, l’uomo fu assalito dall’atroce dubbio di aver visto sbucare dalle lenzuola non una, ma ben due teste.
L’astuto prete, pur di aiutare la donna, escogitò un piano per raggirare il marito tradito partendo da un particolare: il fatto che l’uomo la sera prima avesse mangiato fagioli. Raggiunto il contadino in campagna, Papa Caliazzu salutò il contadino come fosse in compagnia di qualcuno, quando invece stava lavorando da solo. L’uomo, indispettito, chiese conto di questo gesto al prete, che non esitò a replicare “ Figliolo, io ho visto due teste a lavorare… maledetti fagiuoli”. Il contadino, stupito ma convinto dalle parole del prete, smise subito di dubitare della moglie e si rincuorò, pensando che lo stesso effetto (magari frutto del metabolismo dovuto alla digestione dei legumi) l’avesse illuso di veder nel letto due teste invece di una sola.
Un altro divertente culacchio, molto noto del Salento, è quello del quadro nella chiesa.
Si racconta che un giorno l’arciprete commissionò ad un artista locale la realizzazione di un dipinto per celebrare la festa della Madonna Addolorata. “Mi raccomando – disse al pittore – deve essere pronto entro la festa!”
Visto il sopravvenire della solennità, il prete incalzava sempre più l’artista che, oberato, prendeva tempo.
Giunto a ridosso della solenne celebrazione, vedendo che il quadro non era ancora pronto, Papa Caliazzu, preoccupato, si recò nella bottega “Mena! – disse – che la festa sta per arrivare!”. “Dammi qualche altro giorno – ribatté l’artista – sta venendo fuori un capolavoro!”.
Fedele alla promessa il pittore, dopo qualche giorno, portò finalmente il dipinto in chiesa. Prima di scoprirlo, però, avvisò il prete con una postilla: “fa attenzione, padre, perché la bellezza di questo quadro può essere riconosciuta solo dalle persone oneste: i farabutti, i criminali ed i fessi non vedranno nulla”, e così dicendo scoprì il quadro.
Papa Caliazzu rimase sbalordito perché, pur aguzzando la vista, non vide assolutamente nulla.
Ma pur di non passare come fesso, un farabutto o un criminale, il prete affermò con prontezza: “bellissimo, è davvero un’opera d’arte!”.
Il giorno della festa, con la chiesa gremita di gente, Papa Caliazzu invitò tutti a vedere il quadro, scoprendolo. Quando udì il mormorio della gente, disse: ”qua le cose sono due, o siamo tutti farabutti, criminali e fessi, o il pittore ci ha preso per tali!”.
Ma le piegature dei culacchi di Papa Caliazzu spesso li rendono unici anche per una serie di arguti doppi sensi: un altro racconto, forse quello più noto, riguarda la marchesa di Alessano.
La nobildonna, incinta e ormai prossima ai giorni del parto, giaceva sofferente nel suo letto a causa di forti dolori e spasmi che le impedivano perfino di riposare. Per porre fine ai patimenti della stessa, i suoi compaesani corsero a chiamare proprio Papa Caliazzu, sperando che l’arciprete, con la sua proverbiale scaltrezza e la sua astuzia, sarebbe riuscito a risolvere anche questa delicata situazione. Giunto a palazzo, il sacerdote cercò subito una fonte d’ispirazione che potesse aiutarlo a trovare il rimedio giusto e favorire il parto della marchesa.
Lo sguardo del prete si rivolse immediatamente ad un maestoso quadro presente nella stanza dedicato a Santa Liberata. Papa Caliazzu non ci pensò due volte e, rivolgendosi direttamente alla Santa esclamò “O mia Santa Liberata, fa che dolce sia l’uscita come dolce fu l’entrata!”. La marchesa scoppiò subito in una risata a dirotto che, tra sobbalzi e gemiti, favorì un parto veloce e quasi indolore.
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VIVERE LUCUGNANO OGGI
Secondo alcuni studi il nome di Lucugnano deriverebbe dal gentilizio romano Lucullus o dal latino Lucus Jani, cioè luogo sacro dedicato alla divinità di Giano “il Dio degli inizi”. Anche in latino Lucus indica nello specifico non un bosco qualsiasi, ma un bosco sacro. Il rimando è, con tutta probabilità, all’esistenza nella zona del Bosco di Belvedere, una foresta che si estendeva in un territorio compreso fra i comuni di Ruffano, Supersano e l’Adriatico.
Tracce della storia di Papa Caliazzu, a Lucugnano, purtroppo (al di là di quelle citate nella sezione precedente) ce ne sono poche. Molto noto nella cultura salentina generale, in paese la figura è vista più come qualcosa di mistico, esistito e mitizzato più nei racconti che nella realtà. Negli ultimi tempi, tuttavia, un progetto chiamato “Ci vuole un paese” ha dedicato all’arciprete (e non solo) un murales artistico vicino alla piazza principale del paese, imprimendo la figura di questo storico personaggio sulle mura di una vecchia abitazione in disuso.
Molto più radicata e ben visibile nella piccola cittadina è la figura, invece di Girolamo Comi. Poeta, nato a Casamassella (Lecce) il 23 novembre 1890, il letterato da giovane dimorò a lungo a Parigi per poi trasferirsi a Roma dal 1928 al ’40 dove curò le edizioni di poesia “Al tempo della fortuna“. Tornato nella sua terra d’origine, nel 1949 fondò a Lucugnano (Lecce) la rivista di cultura L’Albero, e l’omonima casa editrice. Tanti i sono i segni indelebili del suo soggiorno nella cittadina, a cominciare dalla sua dimora storica, il Palazzo Comi.
Collocato nella piazza centrale del paese, il Palazzo Baronale del poeta Girolamo Comi conserva, ad oggi, tutto lo splendore di una dimora storica divenuta un punto di riferimento per la cultura locale e la letteratura contemporanea italiana. Attualmente la proprietà, così come la struttura, risulta divisa in due parti: al pianoterra si trova la Biblioteca Provinciale “Girolamo Comi”; mentre al primo piano è collocata la “Casa Museo Comi”, nel quale è conservato il patrimonio librario e gli scritti del poeta. La gestione museale e dell’attività culturale è in capo al Polo Biblio-museale di Lecce, che fa capo alla Regione Puglia.
Alcuni dei murales artistici realizzati in Via dei Vasai a Lucugnano (LE) nell’ambito del progetto ” Ci vuole un paese” dell’Associazione Tina Lambrini – Casa Comi ph. Michela Cassano
COSA FARE A LUCUGNANO
Molte attività, soprattutto dal punto di vista culturale, di Lucugnano ruotano attorno proprio alla figura dello scrittore Girolamo Comi. Il palazzo che fu sua dimora, infatti, è spesso sede di attività di formazione, mostre, presentazioni letterarie e non solo che accendono frequentemente la vita del tranquillo borgo. Molte di queste sono a cura dell’ “Associazione Tina Lambrini – Casa Comi” che, proprio all’interno dello storico palazzo, si occupa dell’animazione culturale.
Fervida, e ben radicata nella storia e nell’identità locale, è a Lucugnano l’arte Figula, cioè quella legata alla produzione artigianale di oggetti d’uso ed ornamenti in ceramica. In particolare nell’ultimo secolo, si è sviluppata l’arte della creta, favorita anche dalla presenza nel territorio circostante di numerosi sedimenti di argilla di diverso colore, particolarmente adatta alla lavorazione artigianale. Ben evidenti sono all’interno del borgo le tracce legate a questa storica attività, costituite dai particolari comignoli degli antichi forni di produzione e dalle piccole botteghe che offrono ancora la possibilità di svolgere laboratori esperienziali per la lavorazione della creta.
Meno diffuse sono le attività legate al protagonista della nostra leggenda, Papa Caliazzu, anche se lo stesso è oggetto spesso di rappresentazioni teatrali e, negli ultimi tempi, di alcune attività di recupero e valorizzazione da parte di alcune associazioni locali.
Insomma, Lucugnano è un paese piccolo ma fervido di iniziative, storia e cultura che esaltano l’anima più pura ed ancestrale di un Salento ancora tutto da scoprire.
COSA SI DICE DI LUCUGNANO
Di Palazzo Comi – Casa Museo
“Palazzo Comi un dei pochi esempi rimasti di contenitore culturale dove entrando respiri a pieni polmoni la storia profonda della poesia italiana”
“Già quando si entra nel cortile della dimora, si ispira subito un’area poetica, ammirando i busti degli scrittori, mentre, all’interno, si viene accolti dalle eleganti biblioteche, dal museo, dalla macchina da scrivere, dalle corrispondenze poetiche, dai libri, dagli autografi e da una sala convegni, sede di interessanti kermesse culturali”