Questa volta, rispetto alle ultime uscite, dopo Udinese – Lecce resta anche un punto in classifica. Ed è già una buona cosa. Vediamo cos’altro…
- Si può offendere, ma con classe
Bene, abbiamo scoperto che il Lecce, se vuole, può attaccare la porta avversaria con continuità durante i 90 minuti. Lo può fare con agonismo, tenacia, determinazione nell’andare a caccia di un pallone vagante in area, come in occasione del gol di Colombo, oppure con la classe e l’eleganza della coordinazione del sinistro di Gallo, fermatosi all’incrocio. Senza violenza, con una manovra avvolgente destra- sinistra, con Gonzalez che si alza e Hjulmand e Blin a fare i cattivi in mezzo al campo. Offensivi, quanto basta, senza cattive maniere. Con classe.
- Giovani e spregiudicati, con equilibrio
Da buon padre Baroni, nel post partita, ha predicato i fondamenti di questa nuova filosofia. I giovani del Lecce, a partire da Colombo, devono andare in campo spregiudicati, con la leggerezza tipica dei loro anni, senza tante pressioni. Si ma attenzione, anche con equilibrio, senza esagerare. Mi viene in mente una vecchia perla estratta da “Un giorno in pretura”, di quel giovane imputato che si dichiarava “dignitosamente brillo”. Ecco, così, in stato di ebrezza ma con accortezza. All’arrembaggio, ma con cinta e casco. Con equilibrio.
- Un Colombo non fa primavera
Anche perché di primavere ed estati quest’anno ne abbiamo avute anche troppe. Fuor di metafora, attenti ad alzare gli entusiasmi: l’Udinese era, paradossalmente, la squadra perfetta da affrontare per il Lecce. Aggressiva, alta, verticale, tutto ciò che serve ai giallorossi per avere campo e tessere gioco in profondità. Colombo ha dato anche altro, ricordando, senza bestemmiare, i movimenti di quel rimpianto Coda che si sbatteva fuori e dentro area aprendo varchi, porte e sogni giallorossi. Non esaltiamoci però, facciamo che questo sia un buon prologo, ma non la prova dell’arrivo di una nuova stagione. Perché se un Colombo non fa primavera, ma almeno porta punti in classifica.