Continua a tenere banco la questione dell’inno nazionale “sbagliato” da Sergio Sylvestre, prima dell’inizio della finale di Coppa Italia, lo scorso mercoledì. Il cantante americano, salentino d’adozione, ha “sbagliato” un piccolo pezzo del brano, durante l’esibizione, in forza della troppa emozione.
Scontate come i saldi di fine estate, sono arrivate le inutili critiche da parte dei tanti haters del web, i leoni da tastiera che nulla hanno da fare, se non criticare dietro ad un computer.
Mentre Matteo Salvini, leader della Lega, ha commentato sarcastico con un “Ma dove l’hanno preso? Povera Italia”, in tanti si sono scatenati in insulti beceri a sfondo razziale contro il ragazzo.
In suo “soccorso” sono arrivati amici e colleghi, che hanno subito difeso a spada tratta il “Big Boy”, partendo da Elodie, amica e collega con la quale ha condiviso anche l’esperienza di “Amici di Maria De Filippi” nel 2015.
«Sono schifata nel leggere commenti razzisti. Sergio era emozionato, e voi l’avete offeso. Non ve lo meritavate un Inno nazionale cantato da Sergio, questo è il problema», ha scritto Elodie su Instagram (in una delle sue stories).
Anche altri artisti hanno difeso il cantante, scrivendo parole di comprensione per lo schifoso accaduto. Emma Marrone ha scritto:
“È meglio stare zitti e sembrare stupidi che twittare insulti e togliere ogni dubbio.
Un bacio enorme a Sergio Sylvestre.
Sei una roccia ❤️”
Anche Alessandra Amoroso ha scritto parole di conforto per Sergio, scrivendo:
“Cosa possiamo dire ancora a questo schifo di persone, hermanito mio? Si commentano da soli! Ignoranti, frustrati, però poi con gli hashtag sono bravi. Per fortuna il mondo è pieno anche di gente migliore.
Ti voglio bene e quando ti emozioni rendi tutto speciale!”
Il rapper Fedez ha scritto sui social, rivolgendosi direttamente al leader della Lega: “Ma tu non eri quello che ai Mondiali tifava Francia? Vai a fare i TikTok che è meglio. Pieno supporto a Sergio”.
Sergio Sylvestre ha spiegato, al Corriere, che è stato tradito dall’emozione: «Sono un americano, nero, e vivo in Italia, Paese che amo da morire. Se avessi creduto di non essere in grado di cantare l’Inno non avrei mai accettato. Invece quando me lo hanno chiesto ho detto sì subito e subito mi sono impegnato, vista la responsabilità che avevo. Ripeto: ero il primo nero a cantare l’Inno di Coppa Italia, una responsabilità grossissima. Mi rendo conto che non tutti possano capire, ma io sono grato mi sia successo, perché questa esperienza mi ha fatto crescere ancora di più. Di certo non avevo dimenticato le parole, quelle le ho stampate in testa. L’emozione è stata più grande di me. Accetto le critiche, ma non tutti sanno cosa vuol dire essere un ragazzo nato con la pelle di un colore che quando la gente guarda ha subito paura, o almeno pregiudizio. Per me cantare lì era importante. Quando mi sono bloccato era perché mi ero commosso, mi veniva da piangere».