Castrignano de’ Greci – Kora : ospita il terzo e ultimo allestimento di Play Dead! a cura di Like A Little Disaster

Il 29 marzo 2025, alle ore 18:00, KORA – Centro del Contemporaneo apre nuovamente le sue porte per una serata di inaugurazioni, confermandosi tra i più importanti punti di riferimento per la scena artistica contemporanea. Tra gli eventi in programma, il terzo allestimento di Play Dead!, progetto espositivo a cura del collettivo Like A Little Disaster, tra cui l’opera dell’artista in residenza Maria Adele Del Vecchio in collaborazione con Marta Orlando e Eleonora Meoni, offrendo un ulteriore capitolo di riflessione e sperimentazione sui linguaggi dell’arte contemporanea.

In parallelo, prenderà ufficialmente vita KORA Extended, l’inaugurazione del padiglione digitale di Kora: un’estensione virtuale del programma espositivo che amplifica e diversifica le esperienze artistiche proposte, rafforzando il dialogo tra le opere e lo spazio.

Kora – Centro del Contemporaneo ospita il terzo e ultimo allestimento di Play Dead! a cura di Like A Little Disaster. La mostra si è evoluta negli spazi di Kora nel corso di un anno di programmazione: con l’avvicendarsi delle stagioni si è assistito a un processo randomico di evaporazione delle opere, svanite per lasciare spazio a reincarnazioni virulente e espansive da parte di altri artisti. La mostra è partita quindi con una precisa conformazione e visualizzazione per ritrovarsi totalmente difforme al suo finire.

Play Dead! prova a indagare il concetto di fine (e il suo opposto, l’inizio, il nuovo inizio. L’alfa e l’omega). All’interno di una maglia interlacciata e agentica il progetto mette a confronto differenti punti di vista, cellule dove poter esperienziare le reciproche connessioni tra biotico e abiotico, tra vita cibernetica e morte fisica, tra tangibilità dei limiti fisici e l’illusorietà di uno scroll eterno. Satelliti attraverso i quali riflettere sulla minaccia del disastro globale, sul suicidio collettivo e il desiderio di resurrezione o sul senso di ombra perturbante dal futuro.  Attraverso visioni religiose e animistiche nonché teorie e pratiche concettuali, postumaniste, transumaniste ed ecologiste il progetto tenta di sperimentare il superamento del limite, ponendo domande come, cosa troviamo oltre la fine? E oltre la morte?  Pensato come un sistema aperto, Play Dead! ha seguito il principio della metamorfosi multi-corpo della farfalla: non una transizione lineare, ma un processo rizomatico in cui ogni stadio—uovo, larva, crisalide, adulto—porta in sé la memoria di ciò che è stato e l’implicito potenziale di ciò che sarà.

Qui la trasformazione non è una tensione verso un punto finale, ma un incessante divenire in cui ogni traccia è già l’anticipazione della sua sparizione e ogni fine è il preludio di una nuova espansione. L’intero progetto si configura dunque come un campo di forze in mutazione, un dispositivo in cui la materia si consuma per generare altre possibilità, un ciclo che, come il tempo eracliteo, non ritorna mai identico ma si rinnova in ogni istante del suo stesso fluire.

La mostra Play Dead si sviluppa in un percorso dando vita a due tracce che arricchiscono il tema centrale e lo ampliano attraverso diverse prospettive artistiche.

La prima, Ad occhi aperti, curata da Maria Adele Del Vecchio e Like a Little Disaster, mette in scena una riflessione sulla resistenza alla vita attraverso il potere salvifico della scrittura, che si fa corpo e cura, memoria e antidoto contro l’oblio. Inoltre, le opere di Eleonora Meoni e Marta Orlando, in questo contesto, incarnano la parola come rifugio e atto di ribellione, come spazio della sopravvivenza e dispositivo di risegnificazione. 

La seconda, Save your tears (and sighs) for another day, con le opere di Janina Frye e Arianna Ladogana, esplora la sopravvivenza di un corpo in relazione alla pervasiva, quasi intrusiva, presenza della macchina e della tecnologia. In questa visione, la tecnologia appare come una presenza ambivalente, in bilico tra incarnazione del progresso e simbolo di una decadenza autoreferenziale. Questa dialettica tra innovazione e obsolescenza diventa affascinante nella sua latente dimensione di morte e scomparsa, creando un fascino paradossale che rivela la vulnerabilità dei corpi, umani e non umani, di fronte all’evoluzione tecnologica. 

Le due tracce offrono una visione sfaccettata e profonda della condizione umana e delle sue interazioni con il mondo tecnologico, restituendo una mostra che è sia un invito alla riflessione che un atto di resistenza creativa.

Sempre alle ore 18, al via Kora Extended, il progetto di rimediazione digitale e culturale plurilivello ideato e progettato da Ramdom insieme a Emilio Vavarella, sviluppato da Studio Zero. Dall’idea di rendere digitalmente accessibili e veicolabili sia gli spazi fisici di Kora quanto la sua collezione, nasce Kora Extended, non solo un ‘classico’ tour virtuale degli spazi dello storico Palazzo e della collezione museale e libraria di KORA, ma anche un’esperienza immersiva dove il visitatore può customizzare la propria visita collocando autonomamente le opere nello spazio e andando a creare così la propria mostra. Ciò sarà possibile attraverso due postazioni fisiche, una con un Monitor multitouch 65″ e relativo PC, l’altra attraverso dei visori 360. Il progetto “Kora Extended” è finanziato dall’Unione europea, Next Generation EU, PNRR, Transizione Digitale Organismi Culturali e Creativi. 

 

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