Il giorno dopo la festa rimane tanto, o poco, dipende dai punti di vista. Tanto se si pensa al traguardo, poco se si considera la strada da fare per mantenerlo. Però è comunque un gran bel momento, assolutamente. Vediamo cosa resta dell’Estate del Lecce in A 2022.
Vanno via sempre i migliori
Quando si sale di livello, inevitabilmente, c’è sempre chi non regge al salto. Perché è nelle leggi della natura, perché dove serve essere più forti servono i più forti, perché è una selezione necessaria per il bene di tutti. Ed è per questo che Giugno 2022 è stato un mese difficile. Pensare di dover rinunciare a beniamini portati in spalla fino al giorno prima sul carro dei vincitori, non è facile. È l’esempio di due su tutti, capitan Lucioni e Massimo Coda. 137 presenze, molte della quali con la fascia più importante al braccio, non cedono mai il passo ai 34 anni di età, nel cuore di un tifoso. Ma le scelte si fanno in due, e quando è il momento bisogna sapersi dire grazie, accettare, ringraziare del vissuto, e andarsene.
Così come negli annali, negli occhi e nelle emozioni 42 gol in due anni saranno scritti per sempre come una delle pagine più belle della storia giallorossa. Il punto è che, come dicono spesso i tifosi “ i calciatori vanno e vengono, la maglia rimane”. Senza rancore, senza rimorsi, senza lacrime se non di gratitudine. Anche se poi, alla fine, si sa. E’ dura lasciar andare. Soprattutto quando, alla fine, vanno via sempre i migliori.
Il partito dei disfattisti
L’estate si apre con un record assurdo, impensabile, inimmaginabile. 19.750 abbonati, una cambiale praticamente in bianco a metà luglio, fiducia totale in una società che aveva chiamato al senso d’appartenenza e ha sentito una risposta mai vista prima. Ma questo significa anche grande responsabilità, ed in un’estate di crisi politica, Lecce ed il Salento hanno visto nascere una nuova formazione: il partito dei disfattisti. Che poi nasce dal grembo delle cessioni, della sfiducia, di quell’atavica diffidenza del “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. E allora via, tutti allenatori, tutti DS, tutti presidenti in grado di suggerire il profilo giusto, il campione indispensabile, il rinforzo chiave, anzi, il minimo che si possa fare per provare almeno a lottare per mantenere la categoria. Anche quando dall’altra parte c’è una società dei record, un Direttore che ha scritto pagine importanti della recente serie A, un allenatore fresco campione. Niente da fare, ci si sente disfattisti. E allora ci si aggrega, e si urla forte, sui social, nei commenti, che questo acquisto è inadeguato, che quell’altro non doveva andare via, che i giovani potevano crescere in B ma in A è un’altra storia. E il partito si alimenta, cresce a suon di like, vince le elezioni del pubblico tribuno. Però poi, tocca governare, e per fortuna, lì ci pensano Sticchi Damiani, Corvino, Trinchera e Baroni, e non i malumori. E non il partito dei disfattisti.
Siam venuti fin qui
L’idea della società è chiara già da due anni a questa parte: giovani e partimonializzazione. E l’estate 2022 ne è una cinica, evidente e scontata conseguenza. La serie A è un’altra cosa, certo, ma anche il modo di fare calcio a Lecce è un’altra cosa. E quindi, piuttosto che rileggere il passato ed imbottire una rosa di prestiti, si acquistano giovani prospetti e profili in rampa di lancio per costruire le basi per un futuro a lungo raggio. Arrivano Colombo, Samek, Personn ma anche Falcone, Baschirotto, Di Francesco. Ragazzi giovani, ma anche gente pronta a dimostrare in A che la gavetta fa bene e rende pronti al grande salto. E poi Ceesay, Bistrovic, Pongracic, Oudin, gente dal profilo internazionale che sceglie Lecce non per il sole e per il mare ma per dimostrare il proprio valore in una piazza da 20 mila abbonati.
Il mercato è quasi chiuso il campionato è già iniziato, la sfida con l’Inter in emergenza difesa ha fatto emergere la lacuna più importante che Pantaleo fino ad allora non era riuscito a colmare: la carenza di centrali difensivi. E’ ormai fine agosto, per qualcuno sono i giorni del Condor: Corvino fiuta il colpo. Ed allora comincia a rimbalzare, come un ritornello latineggiante di fine estate, un sogno, un sogno proibito. Riempire quel vuoto al centro con un campione, uno di quelli veri, con la medaglia al petto, e non un aggettivo sul giornale. I social sembrano impazziti, le testate rilanciano, all’improvviso è realtà: Samuel Umtiti, Campione del Mondo in pectore con la Francia nel 2018, lascia Barcellona e arriva al Lecce.
E’ uno di quei giorni, è uno di quei sogni che ti fa pensare che è valsa la pena di camminare, sudare e correte tanto. Perché il traguardo è fantastico. Che bello.
Sian venuti fin qui, per vedere arrivare Umtiti.