Zero punti in più in classifica, e tanti punti in più nella corsa verso la dannazione eterna per via delle blasfemie commesse. Chiediamo venia. Vediamo insieme, cos’altro resta di Lecce – Salernitana.
Cielo terso, destino avverso
Le piogge degli scorsi giorni preoccupavano un po’ i tifosi, per un match di fine Gennaio alle 20.45. Tuttavia, grazie al cielo, la serata era stupenda, perfetta, fredda il giusto per il periodo dell’anno: sembrava ci fossero tutti i presupposti per tornare a casa, quantomeno, sereni. E invece no, perché la pioggia ce l’ha messa il Lecce fin da subito, con un avvio antitetico rispetto a quello con il Milan e fulmini e “saiette” a inveire dal Via del Mare. Certo, la prestazione non è da buttare, tutto sommato la squadra ha giocato bene contro un avversario arroccato in difesa ma, vuoi per imprecisione, vuoi per sfortuna, alla fine le cose non sono di certo andate come sperato. Insomma, cielo terso, destino avverso.
Credo in un solo Dio
Non vogliamo essere blasfemi, lassù c’è ancora chi è arrabbiato con noi per tutte le interpellanze di ieri sera. Il discorso è che ognuno di noi ha il suo credo profondo, i suoi dogmi, la pietra su cui è costruito il palazzo delle proprie certezze e che non può essere mai scalfita per non rischiare di farlo crollare. Però nel calcio, e nella competizione in generale, sapersi allontanare dalle proprie idee, saper variare un piano tattico, trovare contromisure ad un avversario che ti ha studiato a fondo, è l’arma più tagliente e decisiva. Perché di fronte ad un castello che non voleva crollare, gli strateghi inventarono la catapulta, per colpirlo al suo inteno scavalcando le mura. E allora può farlo anche il Lecce, preparando la tecnica giusta per far saltare il banco quando le mura altrui sono troppo alte per i nostri folletti terribili. Senza essere blasfemi, solo un po’ più creativi. Credendo, sempre e comunque, in un solo Dio.
La Grande Bellezza
Qualcuno disse che “ la Bellezza salverà il mondo”. Beh, speriamo che la bellezza salvi pure il Lecce. Perché, in fondo, come tutto il calcio italiano ormai ci riconosce, il Lecce è bello da vedere, scivola bene lungo il campo, difende con attenzione, colpisce (quando è in serata) con affondi precisi ed estericamente gradevoli. Purtoppo però questo a volte non basta, a volte il fioretto deve lascire il posto al randello, sacrificando un po’ di bello al giusto del pratico, che alla fine, in una competizione sportiva, è tutto ciò che importa. E allora, se a salvarci non sarà solo e soltanto la bellezza, non possiamo che aggrapparci a lui, che è sintesi del giusto, del bello e del pratico di questo Lecce. Lui che non era venuto qui come artista, ma che artista qui è diventato. Se a salvarci non sarà la bellezza, beh, speriamo proprio che lo faccia la nostra più Grande Bellezza, Gabriel Strefezza.