Cosa Resta, Empoli – Lecce

Dai dubbi sul Mister/o X alla certezza di chi è causa del suo mal, fino agli applausi per il prossimo avversario, Difra

Resta l’ennesima, ulteriore ed indomita passione del Lecce per i pareggi. E giusto qualcos’altro, vediamolo insieme.

Mister/o x

Si, perché più che di Mister, di mistero ormai si tratta: “Quanto rimane escluso dalle normali possibilità intuitive o conoscitive dell’intelletto umano o ne preclude un orientamento ragionevole, provocando una reazione di incertezza non necessariamente ansiosa né penosa, talvolta non priva di fascino”. Ecco, fascino sicuramente no, piuttosto sospetto, dubbio, timore che in questa squadra si sia insediato il demone del Mister X e dell’insicurezza, contrario a quello della consapevolezza nei propri mezzi che a inizio campionato aveva portato al record di punti nelle prime uscite.

E dopo il doppio vantaggio dilapidato a Verona e quello sciagurato dall’autogol di Rafia ieri, il demone del Mister X sul Lecce non solo insidia, ma diventa sempre più concerto.

 Anche se, più che di un mister, si tratta di un vero e proprio mistero X.

Chi è causa del suo mal

Pianga sé stesso. Giusto per rimanere agli ultimi due scontri diretti impattati sopra citati, sia a Verona che ad Empoli è stato il Lecce stesso a farsi del male, proprio un attimo dopo aver colpito l’avversario.

Una coincidenza che, però, al secondo accadimento diventa quasi una prova. La prova che questa squadra non regga più la pressione del vantaggio, dell’amministrarlo per portarlo fino in fondo, o, al limite, di provare ad incrementarlo così da metterlo al sicuro da qualunque accidenti.

E se è vero che Rafia ieri non ha colpe, è vero anche che un po’ più di verve davanti alla porta non avrebbe guastato, che la tecnica dei singoli dovrebbe fruttare qualcosa in più di un tiro dalla distanza bucato dal portiere.

Perché se lo si è del proprio mal, bisognerebbe anche avere il coraggio e la forza di essere causa del proprio bene.

Applausi per DiFra

Eusebio a Lecce non ha lasciato un buon ricordo. Con una squadra fatta di tanti prestiti e di giovani talenti, tra i quali Luisito Taconazo Muriel e Juan Cuadrado, il tecnico romano visse nel Salento 6 mesi con pochi alti e tanti bassi, con l’altalena russa dallo 3-0 al 3-4 contro il Milan coma manifesto del suo periodo giallorosso.

In Ciociaria, invece, con una squadra fatta, ancora una volta, da tanti prestiti e di giovani talenti, Eusebio dopo più di 10 anni ha trovato il rilancio che certamente meritava dopo gli ultimi fallimenti.

Difra è un allenatore che riconosce la qualità, che gode del tasso tecnico e che ha il coraggio di lanciare in campo 17ettenni che meritano il palcoscenico della Serie A. E a Frosinone, finora, sta facendo davvero un grandissimo lavoro.

Da Soulè al nuovo Ibra, dall’ex leccese Monterisi a Kaio Jorge, sono tanti i diamanti grezzi che Eusebio sta sgrezzando a beneficio del grande calcio.

E allora, quantomeno prima di sabato, facciamoglieli pure. Applausi per DiFra.

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