Cosa Resta – Finale dei mondiali in Qatar

No, non è solo un gioco, quando tutto si compie. 18.12.22 L’Argentina è Campione del Mondo.

Ci duole ammetterlo, ma si, n’è valsa la pena. Perché se è vero che per quanta strada ancora avrai da fare amerai il finale, beh, come si fa a non amarlo, questo finale, questa, finale.

10 e 10

L’avevamo annunciata così questa sfida, nello scorso Cosa Resta. Come l’ultimo atto di un confronto che i due protagonisti, di fronte per l’ultima volta su un palcoscenico di questo tipo, avrebbero vissuto all’arma bianca, per definire, tra passato e futuro, chi dei due fosse più pronto a scrivere la Storia. Beh, è andata oltre le aspettative. Quando sembrava già fatta per il D10 del calcio argentino, Kylian ha deciso di ricordare a tutti che anche a 23 anni si può fare la differenza nella partita che fa tremare le gambe e i sogni di chi ama questo sport. Ed allora al 2-0 risponde il 2-2, al 3-2 fa rima il 3-3. E dentro sempre, le solite, attese firme. Doppietta di Leo, addirittura tripletta di Kylian. Come da pronostico, 10 e 10.

Il Dest1n0

La vita non è una scienza esatta. Figuriamoci il calcio, figlio del Dio del Caso, al di là dei teocrati che vorrebbero ingabbiarlo in schemi ed algoritmi. Perché il destino del calcio, in realtà, è scritto negli episodi. È lì che cambia la sua storia, è lì che bisogna leggerlo quando in realtà sembra tutto perduto. Ce ne sono stati tanti nel cammino dell’Argentina campione. Dalla sconfitta all’esordio, spesso storicamente prologo alle vittorie finali, ai gol di Leo in ogni partita, a Emiliano Martinez portiere saracinesca proprio laddove l’albiceleste aveva spesso steccato. Ed è proprio lui, Damiàn Emiliano Martinez Romero, il protagonista dell’episodio in cui il Dest1n0 ieri ha deciso di manifestarsi. Perché quando in pieno recupero il lanciatissimo Kolo Muani, a tu per tu con il portiere, colpisce il suo stinco piuttosto che scavalcarlo, il Dio del calcio ha voluto manifestare la prima epifania del risultato finale. Mbappè e compagni non se ne sono resi conto, non volevano arrendersi. Ma era tutto, già, ampiamente scritto. Aveva già scelto il Dest1n0.

https://www.google.com/search?q=argentina+campione&rlz=1C1GCEA_enIT953IT953&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwjKydqkrIX8AhVCJMUKHeK9BSUQ_AUoAXoECAEQAw&biw=1280&bih=689&dpr=1#imgrc=gu7p5zNSjMHVmM

No, non è solo un gioco

Si, perché è difficile crederlo quando una sfera che rotola fa sobbalzare i cuori di milioni di persone nel mondo, indipendentemente dalla loro fede abitudinaria. Perché quando ci si rende conto di essere spettatori attivi di una leggenda vivente, si ha voglia di viversela appieno, fino in fondo. E tutti, ieri, ci sentivamo al cinema della storia, seduti in prima fila, con il privilegio di poter assistere a cui di ciò si racconterà, nel futuro, come di una favola. Quella di un ragazzino affetto da una rara forma di nanismo partito da Rosario per trovare a Barcellona le cure di cui aveva bisogno. Un ragazzino che poi ha deciso di ripagare Barcellona portandola dove poche volte era stata prima, sul tetto del Mondo, illuminane storia e sogni. Quella di un bambino che debutta in un Mondiale a 16 anni con addosso già l’etichetta di predestinato, con il macigno del paragone con il suo idolo come zavorra di ogni giocata, che a 34anni trova la forza, la maturità, la follia per realizzare, finalmente, il sogno di cui era stato caricato e portare anche l’Argentina sul tetto del Mondo. No, non è solo un gioco se ciò avviene quando Maradona, dopo averci provato da allenatore, decide di realizzare il sogno salendo direttamente a piani alti e soffiando su quel bambino forte quanto basta per spingere in rete il rigore della vita. No, non è solo un gioco, quando tutto si compie. Chiamatelo follia, esaltazione, assurdità. Ma no, non chiamatelo gioco, perché non è solo un gioco.

18.12.22

Il Dest1n0 è compiuto, l’Argentina è Campione del Mondo.

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