I lunch match sono sempre un po’ indigesti, specie perché hanno l’ardire di spezzare uno dei riti più importanti per l’Italia intera, il pranzo della domenica. Se c’è di mezzo il Lecce, poi…
Vediamo Cosa Resta, oltre al pranzo indigesto, di Genoa – Lecce.
SOLO UN’ORA IN PIÙ
Si perché, tutto sommato, guardando alle ultime due sconfitte con il proverbiale quanto inutile senno del se, se il Lecce avesse “giocato” meglio un’ora in più, ora staremmo parlando di tutt’altra situazione.
L’ultima mezz’ora contro la Juve è costata 3 gol, quella contro il Genoa un ribaltone dopo 60 e più minuti di dominio tecnico ed agonistico in un Marassi teso ed ammutolito. Ma giocare un’ora non basta, specie se sbagli tanto, troppo, restituendo all’avversario la fiducia di chi lascia sempre un barlume di speranza non essendo in grado di affondare il colpo decisivo.
È un male atavico di questa squadra, viene da lontano, ma inizia a pesare a dismisura, con 11 punti persi in questo campionato partendo sempre da situazioni di vantaggio.
Eppure, col senno del se, nelle ultime due sarebbe bastata solo un’ora in più.
AI PIEDI DI KRSTOVIC
C’è chi dice che il Lecce sia in caduta libera, chi lo vede con l’acqua alla gola, chi lo dà già per spacciato. Invece no, paradossalmente, volendo, la situazione è molto meno grave. Il Lecce è, metaforicamente (e non solo) ai piedi di Krstovic.
Prostrato, quasi disperato, ma il Lecce è inevitabilmente legato ai piedi di un ragazzo che ieri, tra la botta del rigore sbagliato e quella deviata in rete da Vazquez, ha ritrovato la consapevolezza di quanto, ora più che mai, sia l’unico a potersi davvero caricare questa squadra sulle spalle.
Per caratteristiche tecniche, per la fame che ha, per le grandi prestazioni messe in campo, Nikola è davvero l’unica ancora di salvataggio per una squadra che ha perso 2 capitani in 6 mesi, ed in un momento come questo ha bisogno di leader, oltre che di gol.
Mai come ora, il Lecce è davvero ai piedi di Krstovic.
LA MANO INVISIBILE
Chi ha studiato economia sa bene che, secondo l’ottimista Adam Smith, lasciando agire il mercato senza alcune pressione o forza esterna, lo stesso sarebbe giunto nel punto di equilibrio ideale.
Ecco, parafrasando, il mercato di Gennaio di quest’anno del Lecce sembra proprio seguire questa teoria, con l’arrivo di Pierotti che compensa, numericamente, la partenza di Strefezza, non andando ad alterare l’equilibrio di una rosa che, ottimismo a parte, dovrebbe avere un suo equilibrio già così.
Ma, se in macro- economia, almeno in alcune fattispecie specifiche, la teoria di Smith può anche funzionare, il calcio è molto più Keynesiano, ha bisogno di uomini forti che segnino destini forti, di interventi laddove serve per ristabilire un equilibrio che, alternativamente, è impossibile raggiungere.
E forse, non essendo il Lecce, al momento, in perfetto equilibrio, qualche intervento, seppur in extremis, ci starebbe pure bene.
Non ci resta che lasciar fare a chi, di mercato, a Lecce si occupa con successo da anni.
O al limite, speriamo ci pensi la mano invisibile.