Un altro scontro diretto, in casa, dall’esito inesorabile. Stavolta, a differenza di Cagliari e Verona, non arriva il bottino pieno, ma un amaro in bocca che sa di rimpianto, soprattutto sul finale. Vediamo cos’altro resta di Lecce-Empoli.
Il bicchiere mezzo vuoto
Alla fine dei 95 minuti respirati sul campo del Via del Mare, nella testa di tutti c’era lo stesso, identico, conflitto tra soddisfazione e rimpianti.
Soddisfazione, per una squadra finalmente in forze per reagire alle avversità del campo (di cui è spesso auto-artefice), scossa da qualche cambio un po’ più aggressivo ma anche da una verve che, in qualche minuto, ha trasformato la prestazione anche di chi nel primo tempo si limitava al compitino.
Rimpianti, perché, se non 90, almeno 60 minuti sul livello degli ultimi 30 avrebbero scritto probabilmente una storia diversa, vista la mole di occasioni, belle trame e giocate che sono nate sul finale che però, sfortunatamente, si sono fermate ai pali.
Il bilancio, però, di uno scontro diretto in casa, pur tenendosi quanto di buono descritto, non può che essere dal lato meno ottimista.
Quello del bicchiere mezzo vuoto.
Panchina d’oro
Una delle critiche più aspre di questo avvio di stagione è sulla profondità della rosa, sulle alternative presenti rispetto al poco che si vede in campo, sulla reale opportunità di mostrare qualcosa in più con quello che si ha a disposizione.
Ebbene ieri, dalla panchina, si sono alzati solo uomini in grado di dare una svolta al match.
Da Pierotti, che oltre al gol ha regalato 70 minuti di tempra e voglia, a Coulibaly e Sansone, che da soli hanno raddrizzato attacco e centrocampo. Fino a Rebic che, seppur per poco, ha mostrato che affianco a Krstovic può essere prezioso.
E allora il dubbio sovviene. Magari si poteva osare qualcosa di più dall’inizio, oppure dare una chance in più a chi quantomeno dimostra di meritarsela, al cospetto di titolari spesso un po’ troppo leggeri e spocchiosi.
Oppure, magari, semplicemente finora nessuno se n’era accorto, che questo Lecce ha una panchina d’oro.
Rondò veneziano
All’orizzonte, tuttavia distante ancora ben 16 giorni, una delle trasferte più romantiche e rischiose di questa serie A.
Un viaggio nella terra di un altro grande ex, quell’Eusebio di Francesco con un passato di passaggio sulla panchina giallorossa mai troppo amato, ma anche quella di un bomber nordico che sta scrivendo pagine di epicità nella storia in A dei neroverdi.
Una partita importante, dove il Lecce dovrà dimostrare di essere in grado di affrontare il meglio anche gli scontri diretti in trasferta, ripartendo dagli ultimi 30 minuti di ieri per provare a renderli più duraturi, e riuscire a strappare i punti necessari per rialzarsi dai pericolosi bassifondi della classifica.
Una trasferta dal sapore di nuovo crocevia decisivo, un punto di svolta bello, cruciale e probabilmente decisivo.
Niente musica, ma solo un bel rondò veneziano.