Cosa Resta, Lecce – Sampdoria

Il rammarico è nel solo punto in classifica, ma non solo

Dobbiamo ammettercelo: ieri abbiamo visto un gran bel Lecce. Il rammarico, semmai, è solo in quell’unico punto che resta. Cerchiamo allora, insieme, anche qualcos’altro.

BONNE CHANCE

I tanti francofoni della rosa giallorossa se lo diranno spesso, prima della partita. Perché in fondo, di chance intese come occasioni ne puoi avere tantissime, puoi anche fare il “record per una squadra in un match di questa serie A nei primi 45 minuti, e record assoluto per i salentini in una prima frazione nel massimo campionato” (dati OPTA) con 21 tiri in porta (30 a fine partita) e 11 nello specchio, ma alla fine la differenza è tutta lì. Nei centimetri a lato di Oudin e Umtiti, nello scavetto strampalato di Gallo, nella ciabattata di Di Francesco invece di un gol a botta sicura. La differenza la fa anche la famosa Dea del Lato B, quella che decide se il vento gira a favore o contro, se una carambola diventa gol o tiro sbilenco. E i francofoni del Lecce lo sanno bene. È tutta una questione di fortuna, a volte. E quindi, Bonne chance.

BELLO MA NON BALLA

No, il riferimento non è al cappelluto mister della Cremonese. Anche se i grigiorossi, così come gli scaligeri, sono tornati a spingere guarda caso proprio nel momento più importante del campionato. Il riferimento è al primo tempo da goduria pura, da azioni spettacolo, da coinvolgimento totale, da Via Del Mare sbalordito dopo tanta, tanta noia nelle 6 sconfitte consecutive. Un Lecce che nella prima frazione non si vedeva dai tempi dell’andata contro il Milan, casualmente prossima avversario. Il bello è che non balla, non chiude quando serve, non capitalizza l’enorme mole di azioni create, e non lo fa fino al punto in cui i dogmi del calcio ricordano che “gol sbagliato, gol subìto” non è una diceria ma è il granito di questo sport. E allora serve a poco aver visto, ancora una volta, questo Lecce Bello che non Balla.

NON SARA’ UN’AVVENTURA

No, non sarà una comparsata quella del Lecce in questa serie A. Non lo sarà per tutto ciò che di buono si è fatto, per le tante occasioni che ancora ci sono, perché questa squadra ci ha mostrato (anche ieri) e dimostrato che può farcela al di là degli evidenti limiti tecnici che alcune situazioni lapalissiane dimostrano. Ma se le altre volte la retorica delle “buone prestazioni” sembrava una maschera al limite del banale, stavolta no, la buona prestazione c’è stata: la squadra è viva, lotta ed è in piena corsa per raggiungere il suo traguardo più importante. E ha bisogno, ora come mai, di critiche ma anche di carezze, leggerezza e sostegno verso chi, in fondo, sta permettendo di vivere un sogno fino a qualche tempo fa nemmeno immaginabile.

Uniti, insieme, ancora una volta. No, non sarà un’avventura.

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