Cosa Resta, Lecce – Udinese

Questioni di rigore che si stanno prendendo la scena del nostro calcio, con un VAR sempre più da ebrezza e con un problema di misura non da poco

Una partita decisa da uno strumento che, in realtà, aveva come primo obiettivo quello di evitare gli errori macroscopici in campo.

Questo, e qualcos’altro, restano di Lecce – Udinese.

Questioni di rigore


In una settimana in cui il litigio per chi avrebbe dovuto tirare un rigore scatena le ire di Gasperini verso il capro espiatorio Lookman in casa Atalanta, ieri si assiste ad una delle scene più incredibili mai viste sul dischetto.

Per un rigore dalla genesi già più che dubbia, Lucca litiga con Thauvin e tutta l’Udinese prendendosi il pallone e la responsabilità di scagliarlo in porta.

Purtroppo per il Lecce le capacità balistica dal dischetto dell’attaccante italiano sono ben diverse dalle tanto bistrattate statistiche di quello nigeriano dei nerazzurri bergamaschi, e tanto basta per segnare definitivamente il match.

Resta che, se Nino non doveva aver paura di sbagliare un calcio di rigore, qui il tiro dal dischetto sta diventando l’argument principale del calcio nostrano.

Questioni di rigore

Oper Var


Il Video Assistant Referee è stato introdotto nel calcio con una missione semplice: eliminare gli errori gravi dell’arbitro in campo.

Una missione sempre più ardua, soprattutto perché ormai sul concetto di “errore grave” si rincorrono interpretazioni e protocolli sempre più ingarbugliati.

L’esito è che uno strumento di supporto sta diventando una strumento di decisione, per il quale una volta richiamato, l’arbitro centrale non è più in grado di tenere il punto su una decisione che in campo aveva già legittimamente preso.

Protocolli, sigle e letture fantasiose hanno ubriacato uno strumento che aveva una missione semplice, ma che ha finito per rovinare tutto in maniera scellerata, da stato d’ebrezza.
Open Var

Problema di misura


È sempre comodo appellarsi all’arbitraggio quando di perde, perché diventa il modo perfetto per dilavare le proprie colpe.

Farlo per una partita persa di misura, per un episodio controverso che determina tutto non è certo un esercizio di stile, soprattutto in seno ad una società come l’US Lecce che raramente alza così tanto i toni verso una classe arbitrale che ha sempre rispettato.

In alcuni casi, però, ci sono misfatti talmente evidenti che non si può non farsi sentire, anche tirando fuori parole forte al cospetto di decisioni palesemente inique e senza nessun grado di coerenza.

Non è solo questione di metro di giudizio.
È un problema di misura

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