Il Lecce batte il Verona in serie A per la prima volta dopo 24 anni. Ed è, come mai prima, la volta giusta.
C’è 2 senza 3
Ventesimo del primo tempo, calcio d’angolo. Dorgu sul secondo palo insacca di spalla, il Via del Mare esplode, scaccia ansie e paure, urla il suo nome. Passa qualche secondo, annullato, tutto da rifare.
Passa qualche minuto, ancora Dorgu, solo in area, insacca di sinistro. Stavolta il fuorigioco è chiaro, il var annulla, siamo a due.
Cinquantesimo, spiovente in area di Banda, non la tocca nessuno e Dorgu, ancora appostato sul secondo palo insacca. Il var ci pensa, Controlla, ma stavolta convalida.
Stavolta va bene, stavolta c’è due senza tre.
Moto Dorgu (glio)
Serviva una scossa, forte, seria, immediata.
E chi se non lui, partendo dalla sua metà campo, poteva spaccare in due partita, risultato e campionato.
Facendo espellere Tchatchoua, segnando il gol decisivo e svoltando, di fatto, la stagione di un Lecce che altrimenti rischiava davvero d’affondare.
Richiesto da tutti, sussurrato da tanti (compreso Conte, romanticone), ma assolutamente centrato e concentrato sull’obiettivo Lecce, conscio e consapevole che da qui passa gran parte di ciò che potrà andare a prendersi in futuro.
Serviva un segnale forte. E da chi, se non da lui.
Moto Dorgu (glio)
Quando il gioco si fa duro
E adesso viene il bello.
Essersi issati via dall’ultimo posto dura il tempo di un sorriso, se non si comincia a lottare adesso, che il gioco si fa duro davvero.
Bologna, Empoli in casa e Venezia fuori. Da qui passa tutto, da qui si dovranno costruire le basi di questa ardua stagione, punto dopo punto, centimetro dopo centimetro.
Perché se è vero, come ha detto il Presidente, che questa squadra ha raccolto 7 punti in 3 scontri diretti (quasi 9, maledetto Parma), è vero anche che la strada giusta è questa, ma che bisogna raccogliere sempre, ovunque.
Ed è il momento di rimboccarsi le maniche, di cominciare a giocare davvero.
Quando il gioco si fa duro.