Ieri è iniziata, finalmente, la fase a eliminazione diretta di questo sornione e spocchioso Mondiale in Qatar. Vediamo cosa resta di queste prime due settimane di Gara.
Europa in Crisi d’Asia
La sconfitta al debutto dell’Argentina conto l’Arabia Saudita ha suonato la carica per tutte le formazioni africane ed asiatiche che, partite da underdog, non hanno esitato a farsi valere nei rispettivi gironi. Per la prima volta in un mondiale, infatti, sono 3 le squadre filo-asiatiche qualificate agli ottavi: Giappone, Corea del Sud e Australia. Lo spirito guerriero dei nipponici, l’organizzazione della parte “pacifica” della Corea e l’imprevedibilità dei “canguri” sono costate care alle formazioni storicamente più quotate: fuori Germania, Danimarca ed Uruguay. Gli europei, in particolare, sono sembrati in crisi difronte all’ardore del Levante: troppo spocchiosi e spesso arrancanti, quasi spaventati. Insomma, in crisi d’Asia.
Christmas cookies
Questo mondiale d’inverno concilia i peccati di gola. Vuoi per addolcire l’amarezza per l’assenza della nostra nazionale, vuoi per le fredde serate casalinghe, vuoi perché dai, un biscottino dopo cena ci sta. Il periodo dell’anno poi, lasciamo stare: cantuccini, pan di zenzero, torroncini a gogò. E figuriamoci se la voglia non doveva arrivare fin giù in Qatar, dove diverse nazionali hanno pensato bene di lasciarsi andare all’ardire di dolce. Le sconfitte delle già qualificate Francia, Brasile e Spagna sono ciò che di meglio l’alta pasticceria qatarina poteva offrire: deliziose per tutti, tranne che per gli avversari eliminati dal girone. Ma è Natale, è tempo di Christmas Cookies.
Il Dio del Calcio
Non potendo commentare le gesta dei nostri in campo, non possiamo che farlo con le gesta di chi è in Qatar per noi a commentare le partite. La Rai ha fatto man bassa, aggiudicandosele tutte, e riscaldandoci le giornate con le calde voci dei suoi consolanti telecronisti ravvivate da commenti tecnici al limite de mistico. Le partite non sono stare un granchè, l’atmosfera era spesso paradossale per via delle diatribe politiche e civili di cui ben sappiamo, ma ci hanno pensato loro ad accendere il cero della garra charrua all’altare della passione. Ogni riferimento è puramente causale, ma i deliri mistici, quasi psicotici, a sottolineare le giocate in campo hanno risvegliato in noi quel senso di ultraterreno che recentemente avevamo toccato solo dopo la sconfitta con la Macedonia. Urla orgasmiche, sospiri di sollievo, apparizioni supreme ad ogni tocco di palla: che lo vogliate chiamare Dio, Allah o in qualsivoglia modo, Esso per qualcuno ha deciso di manifestarsi in campo, con la 10 sulle spalle. Esso che tutto può e tutto muove, specie nel calcio con la F. Proprio lui, il Dio del Calcio.