Balorda nostalgia
Monza non è, e non sarà mai più, una trasferta come tutte le altre per il Lecce.
Non lo sarà perché ogni volta, in quell’U-power Stadium, risuonerà nei nostri ricordi l’eco di un urlo che incurante degli oltre 1000km è arrivato dalla Lombardia in Salento, come tappa storica ed importane di un percorso che oggi è alla sua terza stagione.
E poco importa se non ci sono più Baroni in ginocchio e Colombo a calciare un rigore, certe pagine rimangono indelebili e trascendono dalle persone, dai momenti, dai protagonisti.
E non sarà certo uno scialbo 0-0 a cancellarle.
Per citare il vincitore di Sanremo 2025, balorda nostalgia.
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Damme na mano
In mezzo ad un match davvero arido di spunti positivi, la buona notizia per Giampaolo arriva da chi finora è stato in panchina al suo fianco.
Come aveva già anticipato il tecnico in settimana, infatti, i nuovi arrivi “spingono” con entusiasmo e qualità per trovare un po’ di spazio in più. E il segnale arriva forte a qualche titolare con la spia dell’ossigeno accesa già da qualche settimana, come si è visto anche a Monza.
Il positivo ingresso di Danilo Veiga va in questa direzione, per un ragazzo che da qui a fine stagione potrà rappresentare, anche per caratteristiche, molto più di un’alternativa a Guilbert.
Ed è una nota più che positiva, in una fase in cui ci sarà bisogno di tutti.
Damme na mano.
Volevo essere un duro
Partite come quelle di Monza lasciano sempre un po’ la sensazione di incompiuto, di amaro in bocca.
Quella di non chiudere i giochi contro le avversarie dirette, infatti, è una tendenza atavica di questo Lecce, che negli anni non è mai davvero riuscito a dare il “colpo di grazia” agli avversari diretti nella corsa salvezza.
Quello di ieri poteva essere uno di questi momenti per i brianzoli, ultimi e desolati, che invece traggono dal pari nuova linfa per continuare a sperare fino alla fine.
Certo, più squadre lottano e più speranze ci sono di rimanere fuori dalle zone calde.
Ma un colpo netto sarebbe valso molto più di 3 punti.
Volevo essere un duro.