Se fin qui, questo mondiale attraente come una vecchia replica in TV, ci aveva regalato almeno delle belle favole di sport alle quali appassionarci ecco, dopo le semifinali non ci rimane nemmeno quello. Vediamo cos’alto si può salvare.
Nel dubbio, M’arrocco
Così avranno pensato Lionel Scaloni e Didier Deschamps alla vigilia delle semifinali. Croazia e Marocco non erano certo le avversarie che si sarebbero aspettati di trovare in semifinale, viste le corazzate che avevano contro ai quarti. Erano già pronti ad affrontare Neymar, Cristiano Ronaldo e compagni, e invece si sono ritrovati contro Modric e Ziyech. E allora hanno dovuto rivedere i piani: le nuove avversarie erano sicuramente inferiori dal punto di vista tecnico, ma dure, ermetiche, arcigne in difesa e pronte a raccogliere ogni sbavatura avversaria. Ed è così che “se non sai come battere il tuo nemico, unisciti a lui”. Detto fatto. Entrambe sbloccate presto, nel primo tempo, le due semifinali hanno visto le big arroccarsi a difendere il vantaggio, pronte a distruggere in contropiede le controffensive delle spavalde avversarie. Ed è così che le hanno superate, come un re che non sa come difendere il suo castello dalle sfuriate nemiche. Nel dubbio, M’arrocco.
10 e 10
Le lancette dell’orologio, quando si fermano su quest’ora, disegnano un bivio, due rette che partono dalla stessa origine e non si incontrano più. Ecco, è quello che succederà, con tutta probabilità, ai 10 delle due finaliste, quantomeno in finale dei Mondiali. Lionel Messi e Kylian Mbappé sono entrambi ad un bivio: da una parte Leo, al suo ultimo mondiale, che può realizzare il sogno sfumato nel 2014 di arrivare lì, dove solo gli manca, nell’olimpo dove Diego Maradona vive in eterno da Campione del Mondo con l’albiceleste. Dall’altra Kylian, figlio di un altro calcio e del nostro tempo, che un mondiale l’ha già vinto da protagonista a 19 anni e che non vede l’ora di fare il bis, proprio in faccia all’amico Leo. Una sfida che sa di presente e futuro, di passaggio di testimone, per novanta minuti (e più) che vivranno di tutto il presente possibile: due dei calciatori più forti di sempre, due degli uomini più in forma del mondiale, due dei ragazzi che più fanno brillare gli occhi agli appassionati di questo sport. Di fronte, per l’ultima volta a questi livelli. 10 e 10.
Last Christmas
No, non la canzone degli Wham! che sentiamo nell’aria già da Novembre. Piuttosto un augurio, quello che ci facciamo, di non arrivare più ad un Natale preceduto dai Mondiali. Perché non è nella nostra natura, non è nella natura di questo sport, non è neanche nello spirito di qualcosa che finisce quando il meglio dovrebbe iniziare, con uno stand-by che ha spento tutti i campionati nel meglio della stagione. “I gave you my heart but the very next day you gave it away”. Ecco, noi appassionati di questo sport il cuore lo mettiamo, lo diamo sempre a qualunque formula preveda un pallone che rotola e i nostri beniamini che se lo contendono. Ma così proprio no, mai più. Perché un mondiale d’inverno distrugge tutto il romanticismo che è nella sua cultura: la pizza, la birra, il caldo, il mare, gli amici, le feste in piazza.
E distrugge, per di più, anche lo spirito del Natale. Mai più. Last Christmas.