Se ci avessero detto ad agosto che in un piovoso giorno di metà aprile il Lecce sarebbe stato a cinque punti dalla zona salvezza certamente non ci avremmo creduto. Ancora di più se ci avessero detto che, nonostante questo risultato, la piazza giallorossa sarebbe stata scontenta.
Si sa che in caso di crisi il primo a finire nel mirino è l’allenatore. Ed è un po’ quello che è successo nell’ultimo periodo, nel quale Mister Baroni sulla graticola c’è stato per davvero, per sei lunghe settimane in cui la compagine giallorossa è stata lì, come se in un gioco dell’oca a venti giocatori il Lecce avesse pescato sempre “vai in prigione senza passare dal via!”.
Avvisaglie di malcontento c’erano già state qualche giorno fa, quando la tifoseria giallorossa aveva lasciato un messaggio semplice ma eloquente alla squadra, tappezzandone la città.
Il pareggio di domenica contro la Samp, però, sembra aver rotto qualcosa nell’idillio tra la società e la tifoseria. Il triplice fischio dell’arbitro si è unito al sonoro fischio del Via del Mare ed alle critiche a Baroni, si sono aggiunte anche quelle contro il Ds Corvino e gli stessi giocatori.
Diciamocela tutta, accaparrarsi undici punti contro squadre del calibro di Atalanta, Juventus, Milan e Lazio è certamente un piccolo miracolo sportivo. E se ciò è stato possibile lo si deve principalmente a loro: a Baroni, alla squadra, al DS Pantaleo Corvino e ad una società sana che negli anni ha fatto riacquistare fiducia ad un Lecce che ormai non ne aveva più.
Le contestazioni ci stanno, fanno parte del gioco, ma attaccare duramente chi ha riportato il Lecce ai fasti di un tempo appare un po’ eccessivo.
Anche perché, dati alla mano, il direttore Corvino è uno dei migliori d’Italia. In soli due anni anni, ha ricostruito la compagine giallorossa partendo dalle fondamenta, ridando lustro al settore giovanile, tanto amato dal Direttore: con lui la Primavera è tornata nella massima serie e ha riportato la prima squadra in Serie A. Senza scordare le ultime scoperte, prima tra tutte quelle del giovane Juan González, ma anche di tanti gioielli delle primavera pronti a brillare nei prossimi anni pronti a diventare i nuovi Vucinic, Bojinov, Ledesma, o l’idolo giallorosso Ernesto Chevanton (li ha inventati tutti lui, cit.).
“Il Lecce è una società del Sud che crede nei giovani, nel settore giovanile per garantire a tutti il domani. – ha detto il Presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani – Certo sarebbe più agevole per Corvino portare giocatori importanti, già affermati, invece di ragazzi in crescita. Ma noi rifiutiamo quelle situazioni che stanno compromettendo il calcio, anche a livelli alti”.
Il progetto è ambizioso, e per questo di per sè arduo e difficile: i passaggi a vuoto fanno parte del gioco, sostenerlo è il minimo che si possa fare per aiutare la squadra a raggiungere l’obiettivo.
In fondo non dimentichiamolo, siamo a più 5 dalla zona salvezza.
Ed allora, più che mai, è tempo di stare uniti. Forza ragazzi, insieme per un unico obiettivo.