Si tratta del primo singolo di un album che vuole essere un viaggio critico nei confronti di se stessi e della società moderna. Un disco che rappresenta lo specchio di una realtà quotidiana in cui appare sempre più facile vivere con leggerezza e distacco, piuttosto che preoccuparsi per il prossimo.
Fabio Garzia, in arte Mustrow, nasce a Roma nel 1982 e a metà degli anni ‘90 scopre quella che rimarrà la sua più grande passione per gli anni a venire: la chitarra. Parallelamente allo studio dello strumento, capisce ben presto di volersi esprimere in maniera più personale e sente il bisogno di scrivere la propria musica. Armato così del vecchio mangianastri, incide e sovrascrive metri e metri di nastro, producendo probabilmente più fruscii che note. Inizia così a comporre il proprio home studio, che ancora oggi fa da sfondo a buona parte delle sue creazioni. Questo nuovo album prosegue il percorso del cantautore romano, iniziato fin da bambino grazie alla prima chitarra regalatagli dal padre e proseguito negli anni. Prima di dedicarsi al suo progetto solista la sua passione l’ha portato a calcare alcuni tra i più importanti palchi d’italia e a collaborare come musicista e compositore con numerosi artisti tra cui Noemi, Elisa, Rkomi, DJ Shablo, Marracash, Carl Brave.
«Maledire – specifica MustRow – parla a chi, come me, vede ormai il mondo attraverso i social network, che costituiscono troppo spesso l’unico collegamento con la realtà e con ciò che succede al di fuori del nostro privato. Condividiamo contenuti filtrati per come vogliamo essere visti, e non ci preoccupiamo di ciò che succede a pochi passi da noi”. Le sonorità della musica contemporanea alternative/rock di Oltreoceano si mescolano con la tradizione cantautorale italiana, senza però abbandonare del tutto il sound più vicino alle sue origini e che tanto aveva caratterizzato il suo disco di esordio “Sugar Baby”. “Per questo progetto ho sentito il bisogno di utilizzare la mia lingua, l’italiano, perché volevo fortemente parlare a chi vive la stessa realtà che vivo io ogni giorno. In ‘Male(dire)’ parlo della nostra società, dei tempi moderni e di come questi abbiano un’influenza sostanziale sui valori di tutti noi. Ma le mie radici musicali affondano nel blues e nel rock. Volevo mantenere i suoni di allora e che maggiormente mi appartengono, senza però escludere le tecnologie moderne. Un po’ come i miei testi, anche la mia musica mi auguro che sia il giusto mix tra il passato, solido e confortevole, ed il presente, da cui dobbiamo trarre ciò che di buono viene dal progresso”.
Link per ascoltare:
Spotify https://open.spotify.com/track/6V3ZaDAUQzGhhI6HbKCQOj?si=QQey7PaaQ_iIukRvKjOFfA