Ciò che di buono rimane e ciò che proprio non è andato bene del match di domenica.
Menzione d’onore – l’8+
Ora, chiamarla menzione d’onore appare un po’ una forzatura. Fatto sta che classifica alla mano, l’8+ è ancora una volta ciò che di buono rimane a questo punto della stagione. Un margine ampio sulla terzultima, quasi rassicurante, sicuramente utopico se immaginato all’inizio della stagione. Ma utopico anche oggi, dopo 3 sconfitte consecutive. Fortuna? Bravura? Coincidenza? Forse un po’ di tutte e tre, se a 12 giornate dal termine ci si può ancora permettere di sbagliare 3 partire senza essere eccessivamente puniti dalla classifica. O forse un po’ che davvero questa serie A 2022-23 sta mostrando al mondo un livellamento verso il basso che è solo l’apice di un declino lento. Ma di questo al Lecce poco importa. Bene così, ancora 8+.
Menzione di disonore – Il problema strutturale
Marco Baroni l’ha definito così. Un problema totale, insito nella composizione della squadra, radicato nei meandri profondi dei 20 e più ragazzi coinvolti in campo. No, non è solo un problema di prima punta. Lo sarebbe se fosse tutto ascrivibile a qualche gol sbagliato di troppo, a occasioni mancate per centimetri, a grandi azioni sfumate. E no, non stiamo parlando di questo. Qui si parla di una squadra che ultimamente di azioni e tiri in porta pericolosi non ne produce proprio. E poco centra il pur volenteroso Ceesay se sui suoi cross sul secondo palo Di Francesco non ci arriva, se Colombo vaga al limite dell’area ricordando il San Paolo, se Strefezza parte ogni volta dalla linea laterale in uno slalom infinito che trova sul più bello l’inevitabile chiusura disperata dell’ultimo birillo. È un problema di squadra, strutturale. Mica solo loro.