Anche nelle sconfitte, è sempre importante salvare ciò che di buono c’è. Vediamo onori e disonori di Lecce Sassuolo.
Menzione d’onore – la fase di non possesso
Uno dei segreti di questa squadra, indubbiamente, è il lavoraccio sporco fatto in fase di non possesso. Quel pressing asfissiante quando non si ha la palla che coinvolge tutti, attaccanti per primi (vedi Ceesay nel primo tempo) che porta ad un recupero alto spesso devastante per le squadre avversarie colte di sprovvista. Sabato queste situazioni sono state tantissime, con 10 palloni intercettati e ben 21 contrasti vinti. Un lavoro che consente di lanciare due, tre uomini verso la porta che spesso si trovano in superiorità numerica rispetto a chi difende. Il problema è che poi tutto questo non si trasforma in gol o, quantomeno, in grandi occasioni. Ma questo lo vedremo tra poco.
Menzioni di disonore – tra diottrie e frenesie
Allora, un problema solo di mira non può essere. Quindi la questione 14 tiri verso la porta e nessuno di questi che abbia sporcato i guantoni di Consigli va investigato. Che siano stati Strefezza, Oudin, Colombo o chicchessia sabato la porta non l’hanno vista proprio. Problema di diottrie? Se fosse cosi Edgad Davids lo risolse con gli occhialini piscina style. Piuttosto, però, sembra più un problema di frenesie. Nell’indicibile voglia di spedirlo in direzione porta, quel pallone, anche quando tenerselo e farci un passo in più insieme non sarebbe male. Anche quando una soluzione diversa rispetto ad uno strampalato tiro al volo da fuori area sembra palese. Poi, se non vuole entrare nemmeno a botta sicura da meno di due metri, è pure questione di destino. Però fare meglio si può, si deve. Baroni si è sgolato chiedendola per tutta la partita, soprattutto sotto porta. Calma!