Carriera e preferenze tattiche del più papabile prossimo allenatore del Lecce.
Partiamo dalla fine, quella di cui di solito ci si ricorda per prima: l’esperienza sulla panchina della Sampdoria non è stata certo delle migliori. 6 mesi tra il luglio 2021 e il gennaio 2022, 20 punti in 22 partite, con 12 sconfitte. Non un gran ruolino di marcia per una squadra di grande blasone e tradizione, che decise di esonerarlo per far tornare a Genova Marco Giampaolo.
Decisamente meglio, almeno nella prima stagione, fece a Parma, dove dopo aver portato la squadra dalla C e la A a cavallo tra tra il 2016 e il 2018, è riuscito a conquistare la salvezza per due stagioni consecutive, con un 11esimo e un 14posto, prima di retrocedere nella tribolata annata 2021 condivisa in panchina con l’ex giallorosso Fabio Liverani.
Il suo calcio
A Parma, soprattutto, D’Aversa ha espresso un calcio propositivo in grado di far emergere anche tanti giovani di qualità.
Dal punto di vista tattico, le squadre del tecnico nato a Stoccarda sono solide dal punto di vista difensivo (il primo Parma 2019-20 chiuse come quinta miglior difesa del campionato), ma anche aggressive e dinamiche, in grado di valorizzare i giocatori che prediligono un calcio verticale come Gervinho, Biabiany e Kulusevski ai tempi di Parma.
Ma è un’ allenatore che sa lavorare e far emergere anche i giovani, come, oltre al già citato Kulusevski, con gli interisti Di Marco e Bastoni, che nella sua esperienza gialloblù ha lanciato in serie A e che da allora hanno vissuto un crescendo che li ha portati ad essere titolari nell’ultima finale di Champions League.
Perché può far bene
Dopo le ultime esperienze, ha gran voglia di riscatto e di rientrare nella massima serie, dove ha dimostrato di saper fare bene.
Il modulo preferito è lo stesso di Baroni, un 4-3-3 molto solido e dinamico nelle fasi di ripartenza. A Lecce troverebbe giocatori tecnici e di gamba come Strefezza e Banda, pronti ad esaltarsi nei suoi schemi verticali, oltre ad una difesa già strutturata e solida nella sua linea a 4. Non solo: l’altro marchio di fabbrica, il 4-2-3-1 rappresenterebbe un’alternativa tattica che, con qualche aggiustamento di mercato, potrebbe risultare importante per valorizzare i giovani giallorossi.
L’ambiente ideale, insomma, per un tecnico che ha dimostrato di saper costruire progetti importanti se messo nelle condizioni di saper lavorare al meglio e con continuità.
Al momento in cui scriviamo Roberto D’Aversa appare il più papabile a diventare il prossimo allenatore giallorosso, nelle prossime ore seguiranno sviluppi importanti in tal senso ma tutto lascia pensare che l’ex Parma sia il profilo giusto per dare continuità al progetto tattico ripartendo con nuovo slancio ed entusiasmo.